PIZZOLATO, La Madonna Nicopeia, «Portatrice di vittoria»

Articolo di Luigina Pizzolato, del 13 settembre 2015, tratto da: https://www.venetostoria.com/?p=3155 . Il titolo è all’originale.

Il 24 agosto 1589 i procuratori di San Marco deliberarono che: «L’immagine della Beata e Gloriosa Vergine Maria, Madre di Cristo Nostro Signore, tenuta con minor devozione sopra la Sacrestia di detta Chiesa, sia posta nella Cappella di Sant’ Isidoro sopra l’altar di esso Santo, concedendosi così alla veneratione verso detta Santa Imagine per li continui miracoli et innumerevoli gratie che ogni giorno ottiene la Città nelle supplicationi a Dio che con essa si fano, così in dimandar aque nel tempo del secco, come anco la serenità dell’aere nel tempo delle piogge. Nella qual Capella ogni sabbato sia celebrata una messa ad honor di essa Santissima Immagine».

Questa ordinanza rispecchia la grande devozione che i Veneziani, attraverso i secoli, tributavano [Perché al passato? N.d.R.] all’ icona, la più nota immagine dipinta presente nella basilica di San Marco.

La stessa icona, nei secoli precedenti, era [stata] oggetto di venerazione per ben altre ragioni. Si tratta, infatti, di un’ immagine posseduta dagli imperatori bizantini, che la portavano sempre in battaglia, come portatrice di vittoria, questo il significato di Nicopeja. Era chiamata anche Odegetria ovvero Conduttrice.

Questa icona, che la tradizione vuole dipinta da San Luca, si dice giunta a Venezia in seguito alle Crociate, come bottino del saccheggio di Costantinopoli, ma non esiste certezza sul come la capitale lagunare ne sia venuta in possesso. Si racconta che l’imperatore bizantino Marzuflo, con un numero preponderante di soldati, ingaggiasse una battaglia con i Francesi, certo di uscirne vincitore; che i Francesi avessero invece la meglio e Marzuflo fuggisse ignominiosamente, lasciando in mano nemica le insegne imperiali, il cappello, il gonfalone e l’icona portafortuna, «che era tutta d’oro e tutta incastonata di ricche pietre preziose ed era così bella e così ricca che mai cosa talmente bella e ricca fu vista».

I Veneziani ottennero la preziosa immagine – sembra – ponendola come prezzo dell’appoggio all’elezione del nuovo imperatore. La posero nella loro chiesa del Pantocratore, e dopo varie vicissitudini la portarono con loro, quando abbandonarono Costantinopoli. La sua presenza a Venezia è certa dal 1234.

L’altare di Sant’Isidoro e la Nicopeia

La devozione dei Veneziani per questa immagine li ha portati a raccogliersi in preghiera in occasione degli eventi più significativi vissuti dalla città.

Nelle ricorrenze e nei momenti di pericolo l’icona veniva portata in processione per la Piazza da quattro sacerdoti, seguiti dal clero, dal doge e dai nobili.

L’immagine fu solennemente esposta nel 1559 per la pace conclusa tra la Francia e la Spagna e, poi, nel 1571 per la lega fatta dalla Repubblica con la Spagna e papa Pio V.

Nel 1630, per quindici sabati venne implorata per la cessazione della peste. Venezia si legò ad un voto per l’edificazione del grande nuovo tempio e l’istituzione della festa della Salute.

Per quindici giorni rimase esposta alla caduta della Repubblica nel 1797.

Nel 1820, venne portata in processione ogni sera durante una grave siccità.

Nel 1848, la nuova Repubblica di San Marco [davanti ad essa] supplicò protezione.

Il 6 gennaio 1917, all’incombere dei bombardamenti e dell’occupazione austriaca, Venezia accorse in preghiera, su invito del patriarca Pietro La Fontaine, ed emise il voto del tempio al Lido.

Nel 1919 e nel 1945, al termine delle due guerre mondiali, ancora una volta Venezia si radunò riconoscente davanti alla Madre di Dio.

Ancor oggi ogni domenica, al termine della celebrazione dei vespri, il Capitolo assieme ai fedeli si reca a rendere omaggio alla Nicopeia, mentre viene eseguito il canto delle litanie.

L’antica pittura bizantina raffigura Maria, con manto blu, che presenta il Bambino, frontalmente, come nella tradizione bizantina. Era ricoperta da una lamina d’oro e arricchita da aureole tempestate di pietre preziose, formate da fili di perle, di brillanti e da catene d’oro. Intorno, una preziosa cornice d’oro, del X secolo, ripartita in sedici riquadri a smalto con figure di Santi, e altrettanti con incastonate pietre preziose. La cornice esterna, d’argento, oro e pietre è sormontata da angeli d’argento. I gioielli furono oggetto di furto nel 1979 da parte della banda di Felice Maniero, ma in seguito furono fortunatamente recuperati.

Basilica di San Marco, visione d’insieme

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